Ossessioni d’amore: doc da relazione, come liberarsene

ossessioni d'amore terapia breve strategica

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Ossessioni d’amore o doc da relazione?


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Le ossessioni d’amore sono una delle più frequenti cause di sofferenza sia per gli uomini che per le donne.

Avicenna più di mille anni fa diceva:

“L’amore è un pensiero assiduo, di natura melanconica, che nasce a causa del pensare e ripensare le fattezze, i gesti, i costumi di una donna; esso non nasce come malattia, ma diviene malattia quando, non essendo soddisfatto, diventa pensiero ossessivo.”

ecco quindi fondersi il normale slancio amoroso con il disturbo, qualcosa che rende anche molto difficile capire quando effettivamente c’è bisogno di rivolgersi ad un professionista o quando invece la situazione è del tutto normale.

 

Quando chiedere aiuto per un’ossessione d’amore?

Innanzitutto quando il pensiero ossessivo diventa invalidante: quando cioè non si riesce più a svolgere le proprie normali attività quotidiane a causa del pensiero. Ci sono casi in cui ad esempio il pensiero è così invasivo che non si riesce più a lavorare, non si esce più con gli amici, non si riesce più a mangiare e così via, in questi casi è consigliabile richiedere l’aiuto di un esperto al più presto.

Test DOC da Relazione

Per sapere se soffri di DOC da Relazione o se i tuoi sono dubbi legittimi sulla tua relazione, puoi fare il test che trovi qui: https://disturbossessivo.it/relazione/test-doc-da-relazione/

Disturbo ossessivo compulsivo da relazione o DOC da relazione

Si parla di doc da relazione o disturbo ossessivo compulsivo da relazione una particolare forma di dubbio patologico incentrato sulla relazione di coppia.

Quali sono i sintomi del doc da relazione?

i sintomi tipici sono un continuo rimuginare sulla propria relazione, chiedendosi se effettivamente si ama o meno il proprio partner “lo amo o non lo amo?” a cui proviamo a dare una risposta che però non riusciamo mai a trovare, anzi, ogni volta che troviamo una risposta parte una nuova domanda. Questo è un esempio di quello che pensa chi ha un doc da relazione:

“lo amo o non lo amo? sì lo amo. Ma se lo amo perchè mi sto chiedendo se lo amo o meno? Se lo amassi davvero dovrei saperlo senza farmi alcuna domanda. Quindi non lo amo. Ma se non lo amo perchè continuo a stare con lui e l’idea di lasciarlo mi fa stare male? Forse gli sto mentendo. Allora lo lascio. Ma se lo lascio e poi in realtà mi accorgo di amarlo lo avro perso per sempre!…” e così via in un meccanismo che non ha mai fine di domande e risposte, di dubbi sull’amore.

Ovviamente un meccanismo del genere porta dei sintomi notevoli, tutto sommato tipici dei disturbi ossessivi (per maggiori info: www.terapiabrevenapoli.it/ossessioni) come ad esempio:

incapacità di concentrarsi
ansia costante
confusione mentale
attacchi di panico
ansia da relazione di coppia

fin qui abbiamo parlato di un “amore ossessivo” inteso come dubbi ossessivi sulla relazione d’amore. Ma ci sono anche altre varianti.

Ossessione d’amore per una persona (che non ricambia)

L’amore non ricambiato è uno dei più grandi drammi dell’esistenza umana, ma talvolta questa cosa non riesce ad essere superata e ci si trova ad essere letteralmente ossessionati dall’idea di qualcuno che però non ha alcuna intenzione di averci come partner. Questo è il tipo di ossessione che più spesso ha ripercussioni in altri ambiti della vita. Se l’ossessione diventa ossessione compulsiva, è possibile che si mettano in atto alcuni comportamenti anche in violazione della legge. Pensa a chi ad esempio chiama insistentemente la persona amata al telefono anche decine di volte in un giorno, oppure a chi effettua dei veri e propri pedinamenti. In questi comportamenti spesso l’aspetto psicologico viene messo in secondo piano dalle conseguenze legali.

Amore morboso

quando si parla di amore morboso si intende solitamente una relazione particolarmente “asfissiante” a causa della gelosia patologica di uno (o entrambi) dei due partner.

La paura di poter essere traditi spingi alcune persone a dei comportamenti che sono tutt’altro che piacevoli per l’altro partner: controllare gli spostamenti, controllare il cellulare, controllare facebook e instagram e così via. Azioni che a lungo andare comportano la realizzazione di ciò che più si teme: si spinge letteralmente l’altra persona nelle braccia di chiunque si comporti in modo più ragionevole.

Come liberarsi dalle ossessioni amorose?

Come fare quando l’amore diventa un’ossessione?

qui ci occupiamo del caso in cui ci troviamo davanti all’ansia da relazione di coppia oppure ai dubbi ossessivi sulla relazione, in questo caso se il meccanismo è quello descritto precedentemente, cioè farsi domande che di fatto non hanno una risposta, allora, per quanto arduo, si troverà giovamente interrompendo questo circolo vizioso.

Bisogna cioè smettere di rispondere alle domande che l’ossessione ci spinge a voler risolvere.

Talvolta queso dubbio si sposta anche a livello comportamentale, in alcuni casi si arriva a tradire il proprio partner per essere sicuri che non si ama in realtà un’altra persona, ma ovviamente anche quella prova non sarà sufficiente a dipanare il dubbio, destabilizzando ulteriormente sia la coppia che la persona che cercava una rassicurazione.

Allo stesso modo si può mettere alla prova la propria attrazione sessuale verso il proprio partner, come conferma, o verso qualcun altro, come disconferma, con l’effetto paradossale di creare repuslione dove si vuole provare attrazione e attrazione dove si vuole provare repulsione.

Il suggerimento in questo caso è quello di interrompere ogni tentativo di verificare empiricamente ciò che il dubbio esige.

Chiedi aiuto a un professionista

Se tutto questo non è sufficiente a guarire dalle tue ossessioni d’amore allora è il momento di chiedere aiuto a un professionista, se vuoi sapere come posso aiutarti contattami al 3892040306 o prenota una prima visita direttamente online.

DOC da Relazione: riconoscerlo, affrontarlo, superarlo.

Se vuoi saperne di più sul DOC da Relazione ho scritto un libro proprio sull’argomento. All’interno troverai tutte le informazioni che ti servono per capire come riconoscere un DOC da Relazione e quali sono le tecniche più avanzate per superarlo.
Potrai anche trovare 3 casi clinici raccontati direttamente dai pazienti che ho aiutato a liberarsi dal DOC da Relazione.

Puoi trovarlo qui: https://corsi.thrivecart.com/ebook-doc-da-relazione/?ref=terapiabrevenapoli

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Terapia strategica breve depressione: si può guarire?

È possibile utilizzare la terapia Breve Strategica per guarire dalla depressione?

Quando si parla di depressione molto spesso si crede che un disturbo così invalidante abbia bisogno di tempi molto lunghi per guarire.

Quando si può parlare di depressione?

Per questo ti rimando ad un articolo che parla proprio di cos’è la depressione e quando si può parlare di depressione

Cosa causa la depressione?

Ci sono diverse ipotesi dietro l’origine della depressione, c’è l’ipotesi serotoninergica che presuppone la carenza o lo squilibrio dei livelli di serotonina come causa della depressione (http://www.rivistadipsichiatria.it/articoli.php?archivio=yes&vol_id=1228&id=13612) ipotesi messa in discussione da più fonti, soprattutto a causa dell’ampia diffusione dei farmaci inibitori del reuptake della serotonina (SSRI) e della tendenza americana di pubblicizzare questi farmaci direttamente ai pazienti (tanto per dare un’idea della grandezza degli interessi che ci sono dietro a una manovra del genere, solo lo Zoloft, nome commerciale della sertalina, ha generato nel 2004 vendite per 3 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti) vedi ad es: https://journals.plos.org/plosmedicine/article?id=10.1371/journal.pmed.0020392

 

La terapia Breve strategica considera invece la depressione come un esito negativo del decorso di altre psicopatologie che non sono state trattate nel modo corretto.

Ad esempio la depressione può essere l’esito di un disturbo ossessivo compulsivo o di un disturbo da panico che sono diventati talmente tanto pervasivi da costringere la persona ad arrendersi.

La rinuncia è infatti la tentata soluzione tipica della depressione.

Come si interviene sulla depressione?

Per intervenire la depressione con la terapia Breve strategica bisogna innanzitutto inserire delle piccole perturbazioni nella vita del paziente, e lo si fa persuadendolo a compiere dei piccoli cambiamenti rispetto alla situazione di totale rinuncia, dopodiché quando il paziente ritornerà a fare delle piccole attività con molta probabilità il disturbo originario tornerà alla carica e, in quel momento sarà possibile quindi intervenire sul disturbo che si è così svelato con gli usuali protocolli di terapia Breve strategica che hanno mostrato altissima efficienza ed efficacia.

E la serotonina?

Secondo diversi studi (ad es http://psycnet.apa.org/record/1996-14973-001 ) l’efficacia della terapia farmacologica e degli inibitori del reuptake della serotonina sarebbero molto simili, ma la combinazione migliore si ha quando si combinano entrambe.

Nei soggetti clinicamente depressi, anche dopo la completa remissione i livelli di serotonina restano sotto la norma, questo potrebbe suggerire che la serotonina bassa sia un indicatore di una predisposizione ad una serie di disturbi psicologici piuttosto che la causa del disturbo stesso.

La terapia Breve Strategica della depressione non ragiona sulle cause remote dei problemi, ma sulle possibili soluzioni, per consentire al paziente di riprendere in mano la sua vita nel più breve tempo possibile.

Se vuoi saperne di più sulla terapia breve strategica della depressione puoi anche leggere questo libro:

Terapia Breve strategica depressione Portici e Napoli.

Terapia breve strategica costi

Quanto costa la terapia breve strategica?

Quanto costa è una delle domande che più spesso mi fanno i miei clienti, ma spesso questa domanda è posta male: non mi viene infatti richiesto un preventivo sulla risoluzione di un disturbo, ma mi viene chiesto il costo di ogni singola seduta.

Purtroppo, probabilmente per una questione culturale, c’è sempre un po’ di imbarazzo nel chiedere ad un professionista il costo di un servizio e d’altra parte in diversi casi c’è poca chiarezza anche quando questi costi vengono comunicati.

È per questo che ho deciso di scrivere questo articolo: per poter aiutare chi cerca una soluzione al proprio problema ad orientarsi nel complicato mondo dei costi dei servizi di psicologia.

Sono da considerare diversi elementi per poter parlare di costi della psicoterapia in maniera chiara:

Durata del trattamento: le singole visite possono essere considerate come delle ‘rate’ che paghiamo per risolvere il nostro problema, se hai mai acquistato qualcosa a rate conosci bene questa situazione, ti viene proposto un prodotto, ad esempio un televisore di ultima generazione, e ti viene detto che puoi pagarlo solo 99 euro al mese, oppure l’auto dei tuoi sogni a soli 599 euro al mese, bene, immagino che tu ti sarai chiesto, prima di firmare il contratto, per quanto tempo avresti dovuto pagare queste rate, giusto?
Questo è un aspetto che è considerato quasi un tabù nella mia professione, e sicuramente è un dato difficile da stimare, pertanto viene generalmente liquidato dicendo che non è possibile stabilirlo a priori e che si valuterà man mano al procedere del trattamento.

OBBLIGO DI PREVENTIVO

Per fortuna, il legislatore ha di recente inserito l’obbligo di preventivo anche per gli psicologi: quando sceglierai un professionista, sebbene non possa esserci garanzia del risultato, questo sarà obbligato a darti una stima del costo totale che dovrai affrontare per risolvere il tuo problema.

Grazie a questa recente introduzione potrai prendere una decisione consapevole, sia per quanto riguarda la tua salute, sia per il tuo portafoglio.

Ricorda: ricevere un preventivo è un tuo diritto e chi non lo rilascia sta semplicemente violando un obbligo di legge, oltre ad approfittare della tua posizione di vulnerabilità.

I DOCUMENTI DA FIRMARE

Durante la prima visita con uno psicologo infatti, oltre al consenso informato al trattamento dei tuoi dati e al contratto di presa in carico in cui sottoscrivete degli obblighi reciproci, dovrai ricevere e sottoscrivere anche il preventivo di spesa che dovrà contenere il numero totale di incontri previsto, il costo per ogni incontro e anche il costo totale che dovrai sostenere, in modo che tu possa essere sicuro che non ci siano altre spese non dichiarate (che comunque generalmente non ci sono).

Ricorda: quando vai da uno psicologo, in prima seduta, oltre ovviamente alla fattura relativa alla seduta pagata, dovrà consegnarti copia del contratto che hai firmato, dandoti ovviamente il tempo di leggerlo e nel caso qualcosa non fosse chiaro ti dovrà spiegare in altri termini quanto scritto sul contratto.

QUANTE VISITE AL MESE?

Oltre alla durata c’è da considerare la frequenza delle visite: forse non lo sai, ma esistono differenti ‘setting’, o consuetudini, riguardo la frequenza delle visite, quella più diffusa è probabilmente la frequenza di 1 volta a settimana, ma esistono setting che fanno da 3 volte a settimana fino a 1 volta ogni 2 settimane o ancora meno.
Facciamo degli esempi:
se una visita costa 60 euro la tua spesa mensile sarà, in base alla frequenza:
720€ con tre visite a settimana
480€ con due visite a settimana
240€ con una visita a settimana
120€ con una visita ogni due settimane

Le differenze sono notevoli, vero?
È per questo che rispondere alla domanda “quanto costa una visita” senza aver prima preso in considerazione gli altri fattori può trarre in inganno chi sta cercando di orientarsi in questo mondo: immagina di contattare due professionisti che ti sembra possano fare al caso tuo e di chiedergli solo il costo della visita, il primo ti risponde 60 euro, il secondo 90 euro, potresti pensare che il secondo ti costerebbe molto più del primo se non approfondisci gli altri fattori, infatti se il primo prevede due visite a settimana, come abbiamo visto dallo schema precedente ti costerà 480€ al mese, mentre il secondo, se prevedere una visita ogni due settimane, costerà 180€ al mese.

È chiaro che non voglio dire che bisogna scegliere semplicemente il professionista più a buon mercato, ma se sei su questa pagina è perché l’aspetto economico è un fattore che non si può ignorare ed è bene che tu prenda in considerazione tutte queste informazioni senza fermarti semplicemente alla domanda ‘quanto costa?’.

QUANTO COSTA NON CURARSI?

Ma c’è un’altra domanda che riguarda il costo ed è un costo ‘nascosto’ che solo raramente viene preso in considerazione.

Prendiamo ad esempio un disturbo da attacchi di panico per stimare i costi di non seguire un trattamento psicologico adeguato.

Il disturbo da attacchi di panico, proprio per la sua specifica natura, comporta una serie di sintomi che ti portano a sostenere dei costi extra o che non ti consentono di guadagnare quanto potresti guadagnare: dovresti tenere conto di questi costi quando valuti il costo di un percorso psicologico che ti porterà a risolvere il problema.

Ti farò qui degli esempi concreti di quanto può costare soffrire di attacchi di panico (ma purtroppo temo che tu già lo sappia).

Maurizio e la paura del dentista:

Maurizio è un uomo di 35 anni, ha paura del dentista e nonostante dei piccoli fastidi ai denti e un’aumentata sensibilità al caldo e al freddo non riesce proprio a recarsi dal dentista per vedere di cosa si tratta, dopo 5 mesi si sveglia durante la notte con un tremendo dolore ad un molare, si rivolge al medico di base che rileva un ascesso purulento al molare, gli indica quindi di rivolgersi al dentista per risolvere il problema, Maurizio bloccato dalla sua paura lascia trascorrere altre due settimane di atroci dolori, difficoltà nel parlare, febbre alta, finchè, stremato, non decide di affrontare le sue paure, la paura durante l’operazione è alta, ma dopo l’anestesia il dolore scompare, purtroppo le radici del molare sono compromesse e il dentista dovrà procedere ad una devitalizzazione.

Durante la normale visita il dentista si accorge che altri due molari di Maurizio hanno delle piccole carie che basterebbe otturare per poter consentire a Maurizio di stare tranquillo per un bel po’ di tempo e non rischiare nuovamente un’infezione della polpa dentale con conseguente ascesso e il ripresentarsi di tutti i sintomi, gli propone quindi di fissare un altro appuntamento per questa nuova operazione, decisamente meno invasiva di una devitalizzazione e anche molto più economica (per un intervento di devitalizzazione sono necessari circa 400 euro, mentre per una carie non profonda ne bastano 100), Maurizio però spaventato dal dover tornare dal dentista salta quell’appuntamento e trascorre l’anno successivo senza preoccupazioni, fino a che non sente di nuovo quel fastidio particolare quando beve un bel caffè bollente oppure mangia un bel gelato, a quel punto, spaventato da quel che ormai ha capito essere l’inevitabile esito del suo aver paura del dentista, decide di affrontare le sue paure e fissa un nuovo appuntamento con il suo dentista, il giorno stesso dell’appuntamento mentre si accinge ad andare presso lo studio odontoiatrico, Maurizio ha un attacco di panico e deve cancellare il suo appuntamento.

Parla della cosa ad un suo amico che gli suggerisce di rivolgersi ad uno psicologo per affrontare questo problema, Maurizio mi contatta e in pochi incontri la paura della paura, tipica di chi soffre di attacchi di panico, viene superata, si affronta quindi l’aspetto della paura specifica del dentista e, utilizzando le strategie tipiche di queste situazioni, in meno di 10 incontri Maurizio è stato in grado di prendere un nuovo appuntamento con il suo dentista e, questa volta, è riuscito ad affrontare la situazione, evitando sia un nuovo attacco di panico, sia di far precipitare la sua salute orale.

Maria e la paura dei mezzi pubblici:
Maria è una donna di 51 anni e ha paura di prendere i mezzi pubblici, evita autobus, tram e metropolitana, non le piacciono nemmeno i treni, ma quello non lo considera un problema.
Maria lavora a 15 km da casa e ogni giorno va a lavoro in auto, percorre 15 km, parcheggia in un garage convenzionato dove paga 10 euro al giorno e poi ritorna a casa percorrendo altri 15 km nel caotico traffico di Napoli, certo, Maria abita in pieno centro e potrebbe fare lo stesso percorso in metropolitana in appena 25 minuti, deve invece trascorrere 2 ore al giorno nel traffico tra andata e ritorno per andare a lavoro, ma la paura di prendere la metropolitana è troppo forte. Un lunedì mattina mentre trascorre la sua solita ora nel traffico per raggiungere il luogo di lavoro, Maria si sente strana, è come se avesse le vertigini, delle vampate di calore, comincia a sudare freddo e ha la vista annebbiata, Maria si spaventa e chiama un’ambulanza, viene soccorsa e una volta portata al pronto soccorso le spiegano che è stata vittima di un attacco di panico.
Come è tipico Maria sviluppa anche la paura di guidare e questo le impedisce di andare al lavoro, solo a questo punto decide di cercare una soluzione al suo problema, cerca uno specialista su internet e trova la mia pagina, in meno di 10 incontri Maria è tornata ad essere in grado di guidare, ma questo non le è più così fondamentale, perché allo stesso tempo è stata in grado di affrontare la sua paura per i mezzi pubblici e ora al lavoro ci va in metropolitana, arrivando prima, con meno stress e risparmiando tantissimi soldi.
Dato che qui si parla di costi vediamo quanto è costato questo disturbo a Maria:
per andare a lavoro oggi Maria spende di metropolitana 300 euro di abbonamento l’anno
per 30 anni per andare a lavoro Maria ha speso (calcolando l’equivalente in denaro attuale) 13 euro al giorno, che su base annuale sono 3250 euro, quindi 2950 euro l’anno in più, che moltiplicati per i 30 anni sono un totale di 88.500 euro, tutto questo senza considerare il tempo sprecato nel traffico.

Luca e la paura dei luoghi chiusi:
Luca ha 53 anni e da quando ha finito la scuola superiore ha una forte ansia nello stare nei luoghi chiusi, sviluppando man mano un disturbo completamente invalidante. Luca non è riuscito a tenere un lavoro per più di 1 mese di fila, la sua sensazione di paura gli impedisce di restare sul posto di lavoro ed è talmente forte che ha preferito licenziarsi da ogni lavoro che è riuscito a trovare.
Luca non è il tipo che si arrende e nonostante tutte le difficoltà ha continuato a cercare un modo per uscire da questa situazione, continuava a fare colloqui di lavoro e veniva assunto, ma ogni volta si ripeteva il copione sempre allo stesso modo: nei primi giorni si forzava nell’andare al lavoro, ma poi inesorabilmente cedeva alla pressione della paura e si licenziava. Luca è andato avanti così per 35 anni. Parlando con il suo medico di base Luca fu indirizzato da me per un colloquio diagnostico, appurato che il caso fosse di mia competenza abbiamo cominciato da subito a lavorare su tutto quello che per 35 anni ha fatto per risolvere il suo problema e che invece di aiutarlo lo aveva imprigionato ancora di più. Fatto questo Luca dopo meno di 10 visite in circa 5 mesi di tempo, è riuscito a trovare un nuovo lavoro che ora, a distanza di oltre un anno, porta avanti senza alcuna difficoltà. Ma quanto è costato a Luca il suo disturbo da attacchi di panico? Facciamo due conti: uno stipendio medio oggi si aggira attorno ai 1100 euro mensili, senza voler considerare gli inevitabili scatti di anzianità che ci sarebbero stati in 35 anni di carriera (e senza considerare i contributi che avrebbe versato) possiamo considerare un totale di 462 mila euro totali.

Ora sarebbe impossibile elencare tutti i casi possibili, ma ci tengo a precisare che questi non sono numeri messi lì a caso, ma stime fatte su casi che ho personalmente seguito e accompagnato fino alla completa risoluzione, ovviamente per preservare la privacy delle persone coinvolte i nomi e le storie sono stati modificati.

È importante, quando si vuole effettuare una scelta consapevole, valutare anche tutti questi aspetti e non solo il ‘quanto costa la singola visita’.

Veniamo quindi alla risposta alla domanda “quanto costa” la terapia breve strategica.

La terapia breve strategica consente la risoluzione della maggior parte dei casi trattati in 10 visite.

Le visite sono previste ogni 14 giorni, per cui sono 2 visite al mese nella fase iniziale, per diventare poi più distanti col passare del tempo, mediamente le 10 visite sono distribuite in 6/12 mesi.

Il costo di ogni visita (che ha una durata variabile) è di 90 euro che, moltiplicata per le 10 visite generalmente previste fanno un totale di 900 euro, che diviso per i 6 mesi che in genere servono sono 150 euro al mese.

Questi sono i valori medi, ovviamente è possibile che serva un po’ meno tempo o un po’ di più per risolvere il tuo problema specifico, ma l’accordo iniziale prevede una verifica dopo le prime 10 visite: se in quel momento la situazione sarà invariata sarò io a dirti che non sono in grado di aiutarti e non andremo oltre, se invece la situazione sarà risolta del tutto o in buona parte termineremo lì oppure faremo qualche altra visita di controllo per portare il caso a completa risoluzione.

Terapia Breve Strategica o cognitivo comportamentale

terapia breve strategica o congitivo comportamentale
Terapia Breve strategica o terapia cognitivo comportamentale? Spesso leggo questa domanda e c’è chi “tifa” e per l’una o per l’altra. Se non sai se scegliere la terapia Breve Strategica o cognitivo comportamentale ti suggerisco la lettura dei lavori del Prof Gianluca Castelnuovo sull’efficacia comparata dei due modelli, e soprattutto del mantenimento dei risultati a lungo termine. Quando si parla di efficacia si intende la capacità di un approccio di raggiungere i risultati sperati. Ma non dobbiamo dimenticare un parametro forse più importate: l’efficienza. L’efficienza è la capacità di raggiungere un obiettivo in un tempo ragionevole e con il minore spreco di risorse. I due elementi sono correlati tra loro. Come possiamo infatti affermare che un intervento sia efficace se ci mette troppo tempo a raggiungere il risultato? Quando si parla di terapie lunghe anni il risultato potrebbe infatti essere frutto di qualsiasi variazione nella vita del paziente e non necessariamente essere frutto della terapia. Con la terapia Breve Strategica invece i cambiamenti avvengono in tempi molto brevi e questo avvalora l’idea che siano proprio quelle tecniche a portare al risultato e non semplicemente il passare del tempo. Fare ricerche comparate in psicoterapia è molto difficile, è necessario individuare un ampio campione di pazienti e un ampio numero di terapeuti, meglio ancora se ognuno di loro ha una doppia specializzazione, ad esempio una in terapia Breve strategica e una in cognitivo comportamentale. Questo è quello che è stato fatto all’istituto Auxologico di Milano dal gruppo del Prof Castelnuovo che ha comparato i risultati della terapia Breve strategica e della cognitivo comportamentale su un ampio numero di pazienti dimostrando non solo la maggiore efficacia (funziona su più casi e dà risultati migliori) ed efficienza (funziona più rapidamente) ma anche migliori risultati a lungo termine con verifiche dei risultati a più di un anno dal termine delle terapie. Le tecniche utilizzate sono molto diverse tra terapia Breve strategica e cognitivo comportamentale, ma spesso vengono confuse perchè entrambe prevedono dei “compiti a casa” che il paziente deve seguire per avere dei risultati. Anche la logica di fondo è differente, nella terapia cognitivo comportamentale si utilizza la logica razionale (ad esempio nelle fobie si fa confrontare il paziente gradualmente con la sua paura finché non si “abitua”) mentre nella terapia Breve strategica si usa una logica non ordinaria, spesso paradossale (ad esempio le fobie vengono trattate con la tecnica della peggiore fantasia, in cui il paziente paradossalmente prova ad amplificare le proprie sensazioni di paura). A parte il “tifo” di parte quando si tratta di scegliere tra due modelli diversi di terapia (cosa inevitabile perchè raramente si trovano terapeuti con entrambe le specializzazioni) ti suggerisco di guardare i dati e di studiare i casi clinici, si trovano numerosissimi esempi pratici di come si utilizza la terapia Breve Strategica o cognitivo comportamentale anche nella sezione libri di questo sito puoi trovare tanti esempi concreti, così come nelle recensioni. Per avere un confronto diretto e riuscire a scegliere se intraprendere un percorso di terapia Breve strategica o cognitivo comportamentale ti invito a visitare i seguenti link : https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/21554734/ https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/30035585/

Terapia psicologica breve

terapia psicologica breve

La terapia psicologica breve è il modello di psicoterapia, nato a Palo Alto in California e portato in Italia da Paul Watzlawick insieme al suo allievo diretto Giorgio Nardone che ha poi fondato il modello evoluto di terapia breve strategica.

La terapia psicologica breve è un modello di tipo sistemico che considera cioè ogni cosa come causa (e conseguenza) di tutto quello con cui si interagisce.

Il sistema di cui parla la terapia psicologica breve può essere inteso come il rapporto tra il soggetto e il mondo, tra il soggetto e la propria famiglia, ma anche tra il soggetto e sè stesso.

Forse la più grande introduzione della terapia psicologica breve è il concetto di Tentata Soluzione.

Per tentata soluzione la terapia psicologica breve intende quello che Freud chiamava “coazione a ripetere”, un’azione, cioè, che, anche se non porta a nulla di buono, non possiamo smettere di mettere in atto, nella convinzione che ci aiuterà a risolvere il problema che invece sta contribuendo a mantenere.

Per questo la terapia psicologica breve è un approccio molto concreto e invasivo, che consiste nel rompere l’equilibrio che si è stabilito in un determinato sistema.

L’evoluzione della terapia psicologica breve, la terapia breve strategica, aggiunge alla rottura dei vecchi schemi anche la costruzione di nuovi schemi più funzionali che aiutino la persona a non ricadere nuovamente nei vecchi errori.

La terapia breve strategica consente infatti di ottenere risultati in breve tempo, ma prevede anche una fase di consolidamento mediamente lunga (generalmente possiamo dire che 10 sedute vengono svolte nel corso di un anno) con lo scopo di mantenere stabili i cambiamenti ottenuti.

I risultati che si ottenevano con la terapia psicologica breve erano sorprendenti per quei tempi: soggetti gravemente compromessi tornavano ad una vita normale in pochissime settimane, oggi, dopo più di 30 anni dalla nascita del modello e dalla sua importazione in Italia ad opera di Giorgio Nardone, molti sono ancora scettici nei confronti di questo modello che può però vantare un’applicazione e un’invariabile efficacia in numerosi paesi del mondo, sulle più diverse patologie in ogni tipo di cultura.

Terapia breve strategica depressione

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La terapia breve strategica della depressione.

Per la terapia breve strategica la depressione è tendenzialmente una reazione ad un evento della vita o ad un precedente disturbo di altro tipo.

Nel DSM-5 i criteri per poter fare diagnosi di depressione maggiore sono cinque e sono contrassegnati ognuno da una lettera. I primi tre criteri (A-B-C) definiscono un episodio depressivo, la presenza di ripetuti episodi depressivi consente la diagnosi di disturbo depressivo maggiore. Secondo il DSM-5 i criteri per poter fare diagnosi sono:

A – La presenza di cinque o più tra i sintomi seguenti per un periodo di almeno due settimane con significativa alterazione del normale funzionamento dell’individuo. Almeno uno dei sintomi deve essere l’umore depresso o la perdita di interesse e piacere nel fare le cose:

  • Umore depresso per la maggior parte del giorno, per la maggior parte dei giorni (es. sentirsi triste, vuoto, senza speranza). Nei bambini e negli adolescenti l’umore può essere irritabile.
  • Marcata diminuzione dell’interesse o del piacere nel fare qualsiasi cosa, per la maggior parte della giornata, per la maggior parte dei giorni.
  • Significativa perdita di peso o aumento di peso, perdita o aumento dell’appetito nella quasi totalità dei giorni.
  • Agitazione psicomotoria o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (l’alterazione della motricità deve poter essere osservata dagli altri, non è sufficiente la sensazione soggettiva di agitazione o rallentamento)
  • Fatica e perdita delle energie per la maggior parte dei giorni
  • Sentimenti di indegnità o sensi di colpa eccessivi o inappropriati per la maggior parte dei giorni.
  • Maggior difficoltà nel pensare e restare concentrati, oppure patologica indecisione, per la maggior parte dei giorni.
  • Ricorrenti pensieri di morte (non solo paura di morire), ricorrenti ideazioni suicidarie senza una programmazione specifica, oppure tentativi di suicidio o piano precisi per commettere suicidio.
    B – I sintomi causano un significativa sofferenza o comunque problematiche nell’area sociale, occupazionale o altre aree o funzioni significative.

C – L’episodio non è collegabile ad effetti psicoattivi di sostanze o farmaci

D – L’evento depressivo maggiore non è meglio spiegato da altri disturbi come: disturbo schizoaffettivo, schizofrenia, disturbo schizofreniforme, disturbo delirante o altri specifici o aspecifici disturbi dello spettro psicotico.

E – Non si è mai verificato un episodio di mania o ipomania. Questo criterio non si applica agli episodi di mania o ipomania la cui causa è effetto di sostanze, farmaci o altre condizioni mediche.

In terapia breve strategica si parla di depressione quando la persona si trova in una situazione di rinuncia completa ad ogni attività.

Il presupposto è che le situazioni della vita o un precedente disturbo (disturbo da panico, disturbo ossessivo compulsivo o paranoia ad esempio) siano diventata tanto insostenibili che la persona si arrende e preferisce rinunciare piuttosto che combattere.

La terapia breve strategica può essere molto utile nella depressione in quanto mira ad ottenere subito un piccolo cambiamento che consenta alla persona di uscire dalla rinuncia e di vedere la propria situazione con occhi nuovi.

Si possono anche utilizzare tecniche della solution focused brief therapy che inseriscono nella vita della persona un piccolo elemento nuovo in grado, molto gradualmente, di sovvertire il disturbo stesso.

Non è raro che in seguito al trattamento della depressione con la terapia breve strategica emerga il vecchio problema che aveva portato alla depressione.

In questo caso si lavorerà sul disturbo originario e liberando definitivamente la persona.

La Terapia breve strategica non funziona?

terapia breve strategica non funziona

La terapia breve strategica non funziona?

Ecco cosa può essere andato storto.

La terapia breve strategica è uno dei modelli che vanta la maggiore efficacia ed efficienza, nonostante questo però può accadere che ci siano dei fallimenti, vediamo da cosa possono dipendere.

Può darsi che tu sia già stato da un terapeuta che utilizza la terapia breve strategica e che non abbia avuto i risultati sperati, oppure semplicemente hai sentito qualcuno dire che la terapia breve strategica non funziona e vuoi capire se è vero o meno.

Innanzitutto verifica che la persona a cui ti sei rivolto sia competente in materia.

Purtroppo molti “professionisti” pensano che per applicare la terapia breve strategica sia sufficiente aver letto qualche libro al riguardo e che ripetendo quello che c’è scritto avranno i risultati sperati, quando purtroppo si rendono conto che non riescono ad ottenere ciò che vogliono cominciano a dire che la terapia breve strategica non funziona.

Quindi prima di tutto verifica che chi dice che la terapia breve strategica non funziona almeno sappia di cosa sta parlando.

Assicurati che sia prima di tutto uno psicologo regolarmente iscritto all’albo (clicca qui per andare all’albo nazionale) e poi verifica che sia abilitato all’esercizio della psicoterapia. Questo non ti dirà in che tipo di terapia è formato, ma almeno saprai di star parlando con una persona che ha a lungo studiato sia la psicologia che la psicoterapia.

La terapia breve strategica è un modello che rompe completamente le solite convinzioni della psicoterapia per cui si pensa che un problema che esiste da lungo tempo abbia bisogno di un tempo altrettanto lungo per essere risolto.

Proprio per questo alcuni psicologi affermano, senza sapere di cosa stanno parlando, che la psicoterapia breve strategica non funziona.

Se ti sei accertato che stai parlando con una persona competente oppure tu in prima persona hai avuto un problema con la psicoterapia breve strategica continua a leggere.

In alcuni casi è possibile che la psicoterapia breve strategica non funzioni a causa di un problema nella strategia impostata: può succedere quando il terapeuta sbaglia ad impostare la strategia a causa di un errore di valutazione della tua specifica problematica, esistono casi più “semplici” e casi più complessi, e, talvolta, si può cadere nell’errore di confondere l’uno con l’altro.

Un altro caso in cui la terapia breve strategica non funziona è una cattiva relazione tra paziente e terapeuta: per poter lavorare al meglio con la terapia breve strategica c’è bisogno di creare un forte clima di fiducia tra terapeuta e paziente, se il terapeuta ha sbagliato nel creare la relazione, la terapia breve strategica non funziona. In questo caso dopo 10 incontri senza risultati il terapeuta strategico ammetterà di aver fallito e indirizzerà il paziente ad un altro collega.

La terapia breve strategica non funziona neppure nel caso in cui il paziente non svolge i compiti quotidiani. In questo caso la responsabilità è a metà tra il terapeuta e il paziente. Se il paziente non è in grado di mettere in pratica gli esercizi è colpa anche del terapeuta breve strategico che ha calibrato male le indicazioni oppure ha sbagliato l’analisi del problema.

In questi casi in cui la terapia breve strategica non funziona, è più corretto dire che il terapeuta ha sbagliato qualcosa nell’impostare la strategia o nel creare la relazione, ed è proprio per questo che la terapia breve strategica si dà un limite di 10 sedute di tempo per vedere dei miglioramenti, perché se qualcosa non va per il verso giusto è più facile risolvere andando da un altro professionista che rischiando di ripetere lo stesso errore.

Terapia breve strategica testimonianze

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La terapia breve strategica parla di risultati che per molti sembrano incredibili, per questo ho deciso di inserire qui alcune testimonianze.

Testimonianze di chi ha superato gli attacchi di panico con la terapia breve strategica

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Antonio D.
Studente – Portici

La paura più grande era quella di subire gli effetti degli attacchi di panico per strada, nei mezzi pubblici e nei luoghi affollati. Prima di affrontare il percorso mi ero chiuso in un mondo tutto mio, in un circolo vizioso e avevo paura di buttare via la mia vita a causa di questi fattori. La situazione che volevo risolvere era quella di uscire dal quel circolo vizioso, da cui non riuscivo più ad uscire. Tutto questo mi creava notevoli disagi per affrontare la mia quotidianità. Per risolvere la situazione avevo sempre a portate di mano delle caramelle che sfruttavo come dei calmanti, ma con dei risultati davvero pessimi. L’ho contattata quando ho realmente capito che avevo bisogno di un aiuto. A lavorare con lei mi sono trovato benissimo. Quando esponevo i miei problemi mi sono sentito a mio agio e mai fuori luogo. Il percorso è durato circa 5/6 mesi ottenendo davvero degli ottimi risultati, ormai ho quasi dimenticato questi problemi e sono riuscito a riprendere la mia quotidianità. Il metodo funziona e si è in grado di ritornare alla normalità in tempi relativamente brevi.

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Paola S.
Infermiera – Milano

Mi sentivo disperata avevo attacchi di panico e ansia continua non riuscivo più a fare niente credevo di non riuscire mai più a stare bene anche perché avevo tentato almeno tre percorsi di psicoterapia più due psichiatri con relative terapie farmacologiche. Volevo riuscire ad essere autonoma, volevo riacquistare la serenità, volevo rimanere sola in casa perché non riuscivo più a vivere dipendevo completamente dalla presenza di persone in particolare di mio marito. Avevo provato varie volte con vari psicologi e psichiatri con scarsi risultati. Appena mi hanno proposto di contattarla, poichè ero in una fase molto acuta dei miei attacchi di panico, fobie ed ansia e mi hanno assicurato che avrei risolto la situazione ho detto subito di si. Mi sono trovata molto bene è stato faticoso ma ne è valsa la pena. Finalmente mi sento serena riesco a svolgere le attività di vita quotidiana riesco a stare da sola a casa non ho più ansia i risultati li ho ottenuti fin da quasi subito e in tempi brevissimi circa sei mesi ho risolto le mie paure che mi trascinavo dietro da diciotto anni. Consiglierei assolutissimamente questo metodo perché è concreto e mira a risolvere i problemi nel presente non cerca le ragioni nel passato.

Terapia breve strategica: esercizi

La terapia breve strategica è un approccio molto concreto alla risoluzione dei problemi e proprio per questo utilizza diversi esercizi per aiutarti a raggiungere una soluzione in breve tempo.

Se inizi un percorso di terapia breve strategica già dal primo incontro dovrai fare delle cose pratiche: questi sono dei veri e propri esercizi che dovrai seguire alla lettera per risolvere velocemente il problema che stai vivendo.

Gli esercizi di terapia breve strategica non sono delle esposizioni con prevenzione della risposta o delle esposizioni graduali, che comportano quindi un elevato livello di ansia, ma sono degli esercizi studiati appositamente per essere affrontati da chi soffre di un determinato problema.

La terapia breve strategica ha studiato degli esercizi specifici grazie alla profonda conoscenza di ogni singolo disturbo.

Grazie a questo ogni esercizio di terapia breve strategica è perfettamente

Se sei preoccupato di non riuscire a mettere in pratica gli esercizi di terapia breve strategica ti voglio rassicurare: ogni esercizio sarà calibrato su di te e sul tuo specifico problema.

Ti faccio qualche esempio sui più conosciuti esercizi di terapia breve strategica.

ATTENZIONE:

Nessuna di queste tecniche deve essere applicata se non si è seguiti da uno psicoterapeuta che sappia utilizzarle (e non semplicemente qualcuno che le ha lette in giro o ne ha sentito parlare) poiché il loro esito dipende esclusivamente dal corretto utilizzo che se ne fa. Inoltre applicando queste tecniche a problemi differenti da quelli per cui sono state pensate potresti addirittura peggiorare il problema.

Se fai 1 fai 5:

è uno degli esercizi più conosciuti, si utilizza con alcuni tipi di compulsioni e consiste nel ripetere 5 volte ogni compulsione che metti in atto, grazie a questo esercizio le compulsioni spariscono in breve tempo.

Peggiore Fantasia:

è considerata l’esercizio più efficace sugli attacchi di panico e le fobie, tanto da essere utilizzata anche in altri modelli (che però ne fanno un utilizzo che ne limita tantissimo l’efficacia) ed è probabilmente l’emblema della terapia breve strategica. Consiste nel richiamare volontariamente tutte le proprie paure per un tempo limitato.

Come peggiorare:

bisogna chiedersi: se volessi volontariamente peggiorare la mia situazione, cosa dovrei fare?

Questo esercizio ci consente di individuare quante cose stiamo già facendo che, invece di aiutarci, ci stanno danneggiando. Inoltre ragionando in un modo differente dal solito questo esercizio stimola la creatività consentendo di raggiungere delle soluzioni inaspettate.